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Gaetano Ippolito

Untouch
Non è facile raccontare la propria intimità. Con «Untouch» ho provato a raccontare con immagini e brevi testi una parte di me, svelando la mia dipendenza emotiva dagli altri e l’incapacità di instaurare relazioni sia dal punto di vista fisico che spirituale. Condizioni esplose con un legame affettivo malato, basato sulla subordinazione mentale ai limiti dell’abuso, ma che affondava le radici già nell’infanzia, con una spasmodica richiesta di attenzione e approvazione. Questo è quindi il mio lavoro più intimo, un luogo immaginario in cui ho cercato di racchiudere tutte le mie asfissie esprimendo con forza la smania di riemergere dal pantano delle manipolazioni, consapevole che la mia ricerca di attenzioni non dovesse essere consegnata più nelle mani di un carnefice pronto a farmi sentire vittima a tutti i costi. Per riuscire a ritrovare me stesso, come individuo e come maschio, ho trasferito le mie frustrazioni su precise scene di alcuni film pulp degli anni ’80, fotografandole con una macchina analogica e manipolandole per avvicinarle alle mie suggestioni. Un’immersione interiore totale realizzabile soltanto al buio, ora davanti a uno schermo, ora in camera oscura, che mi ha permesso di ritrovare quella quiete utile a richiamare i miei ricordi più dolorosi, a imprimerli sulla pellicola fotografica e ad accompagnarli a riflessioni testuali.

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2nd Edition